“Con il pesce solo vino bianco!” Quante volte lo hai sentito?
È la regola non scritta delle cene italiane. Peccato che, come tutte le regole non scritte, vada riscritta.
Perché se il mondo del vino si è evoluto, quello del pesce pure.
E oggi, abbinare bene è un’arte. Ma anche un gioco bellissimo.
Partiamo da qui: il pesce non è tutto uguale
C’è il pesce crudo che sussurra, quello grigliato che canta, il fritto che balla,
e il pesce al forno che racconta storie. E ognuno di loro chiede un bicchiere diverso. Non serve un’enciclopedia, basta un po’ di logica (e di gusto).
Crudi, tartare, sushi: serve eleganza e freschezza
Qui vincono i bianchi secchi, puliti, minerali.
Qualche esempio da manuale:
Vermentino di Gallura o della Riviera Ligure: sapido, diretto, marino.
Fiano di Avellino: più profondo, per crudi di tonno o gambero rosso.
Metodo Classico brut (Franciacorta o Trento DOC): se vuoi partire con stile.
Bonus per i ribelli: un buon sake italiano può sorprendere.
Alla griglia? Ci vuole grinta.
Pesce spada, tonno, calamari grigliati: sono più “carnivori” di quanto sembrino.
Qui puoi osare:
Chardonnay leggermente barricati: morbidi, avvolgenti.
Rosati strutturati (es. Cerasuolo d’Abruzzo): freschi ma con spalle larghe.
E sì, un Pinot Nero delicato, servito fresco, funziona da dio.
Fritto misto: bollicine o morte
Qui c’è una sola vera verità: la frittura chiama acidità e bollicine.
Prosecco brut, se vuoi restare easy.
Lambrusco secco, se ti piace spiazzare (funziona!).
Metodo ancestrale, se sei da enoteca indipendente e tavolo in legno grezzo.
Niente vini dolci o opulenti. L’olio non perdona.
Zuppe, guazzetti, cacciucco: qui il vino diventa serio
Quando il pesce entra nel piatto da protagonista, con pomodoro, spezie, e brodo...
dimentica il bianco-frizzantino.
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Un rosso leggero e salino (come il Rossese di Dolceacqua) regge perfettamente.
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Il Ciliegiolo toscano è perfetto per il Cacciucco: locale, autentico, conviviale.
Il segreto? Niente tannino aggressivo. Solo morbidezza e succosità.
Cotture semplici, limone, erbe fresche: i bianchi verticali vincono
Pesce al vapore, branzino in crosta di sale, sogliola alla mugnaia…
Serve finezza e acidità:
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Etna Bianco: per chi ama il vulcano nel bicchiere.
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Soave Classico: per chi cerca equilibrio e tradizione.
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Lugana: il jolly elegante che piace a tutti.
Errori comuni (da evitare come lische in gola)
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Non usare un bianco dolciastro su pesce crudo. Rovinato.
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Non buttare un vino tannico su un’orata. L’acidità del pesce e i tannini si odiano.
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Non farti ingannare dal colore. Il vino va scelto per struttura, non per sfumatura.
Scegli il vino come scegli il condimento
Il pesce è un tela bianca. Il vino è il pennello.
Scegli il tratto giusto e avrai un capolavoro.
E ricorda: non esiste una regola fissa, ma esistono accoppiate indimenticabili.
Sperimenta. Degusta.
E se sbagli… vorrà dire che avrai una scusa per aprire un’altra bottiglia.