In un angolo di Sardegna dove il vento non è un fenomeno, ma un’abitudine, Tenute Maestrale ha deciso di lavorare sulla sostanza.
Siamo a Donori, nel sud dell’isola, dove ogni giorno si fa chiarezza: nel cielo, nella terra, e anche nel bicchiere.
Dal 2019, questa realtà porta avanti un’idea semplice: coltivare bene, vinificare meglio, parlare il giusto.
Terra asciutta, idee chiare
I terreni di Sa Spinarba sono compatti, drenanti, con una forte componente calcarea.
Il vento – sì, proprio il Maestrale – modella l’ambiente e protegge l’uva.
Il risultato? Vini dritti, con profilo netto e zero sbavature.
Non cercano l’effetto, privilegiano l’equilibrio.
Le etichette: cinque vini, cinque caratteri
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Fenì: rosato da Cannonau e Syrah. Leggero di corpo, non di intenzione.
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Carignos: Vermentino DOC dal tratto minerale, ben ritmato.
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Mare Mare Mare: bianco agile, salino, essenziale.
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Tre Cuori: blend rosso che lavora su struttura e armonia senza eccessi.
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Terrarrubia: Cannonau DOC, interpretato con mano ferma e taglio sobrio.
Nessun vino inseguito per moda.
Ogni etichetta ha una sua coerenza.
Visitare la cantina: contenuto, non cornice
Chi arriva qui trova un’azienda organizzata, curata, orientata al prodotto più che al contorno.
Le degustazioni si fanno con attenzione, i vini si assaggiano nel loro contesto naturale, con abbinamenti locali semplici e mirati.
Il paesaggio fa il resto, senza bisogno di regia.
Una giovane realtà che non cerca scorciatoie
Tenute Maestrale è giovane, ma non acerba.
Si lavora su proporzione, pulizia tecnica, sviluppo mirato.
Nessuna rincorsa a premi o riconoscimenti rapidi.
Solo bottiglie che possono affrontare il tempo senza aggiustamenti narrativi.
In chiusura?
Un’azienda agricola moderna, con radici dove serve e orizzonte dove conta.
I vini parlano poco, ma arrivano dritti. Nessuna frase in grassetto da appendere al muro. Solo etichette che mantengono ciò che promettono.