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Dazi USA sul vino europeo: una minaccia... o un’occasione?

Aug 07, 2025Claudia Cenci

Nel 2025, l’amministrazione Trump è tornata alla carica con una politica commerciale aggressiva. Tra i settori colpiti, uno in particolare fa rumore (e non solo tra gli addetti ai lavori): il vino europeo.

Sono stati annunciati dazi fino al 30% su una vasta gamma di prodotti importati dall’Unione Europea, incluso il vino. Una mossa che, almeno sulla carta, mira a riequilibrare il bilancio commerciale americano ma che, nei fatti, rischia di danneggiare profondamente i produttori europei, italiani in primis.

Il mercato statunitense è tra i più importanti per il vino made in Italy. La qualità è apprezzata, la domanda è forte, e l’identità dei nostri territori ha conquistato anche i consumatori più esigenti. Ma dazi di questa portata potrebbero tagliare fuori molte cantine – soprattutto quelle medio-piccole – e ridurre drasticamente la competitività dei nostri vini sugli scaffali americani.

Ma se fosse anche un’occasione?

A guardare bene, la crisi potrebbe rivelare qualcosa di più profondo.
Da anni, in Europa, il vino vive una sorta di accerchiamento normativo e culturale. Etichette allarmistiche, campagne sanitarie generaliste, regolamenti stringenti sulla comunicazione. Il tutto condito da una progressiva lievitazione dei prezzi, che lo ha reso spesso più distante dal consumatore medio.

Sembra paradossale: mentre difendiamo il vino all’estero, lo trattiamo come un vizio da correggere in casa nostra.

Eppure, il vino è parte del nostro patrimonio culturale, economico e sociale. È agricoltura, paesaggio, lavoro. È convivialità, misura, identità.
Se davvero l’Europa vuole difendere questo mondo, forse è arrivato il momento di rivedere le politiche che lo hanno reso fragile.

Cosa si potrebbe fare?

  • Snellire la burocrazia, per liberare le energie delle cantine e non soffocarle di carte e codici.

  • Comunicare con più onestà e meno allarmismo, distinguendo l’abuso dalla cultura del vino.

  • Rendere i prezzi più accessibili, anche tramite fiscalità intelligente, per riportare il vino sulle tavole di tutti e non solo sugli scaffali premium.

  • Sostenere la filiera, dalla vigna alla distribuzione, con politiche lungimiranti, non punitive.

In sintesi

Sì, i dazi americani sono un problema serio. Ma potrebbero diventare anche un’occasione per guardarci dentro.
Perché se il vino europeo rischia di perdere terreno fuori, è anche perché non lo stiamo più difendendo davvero dentro.

E allora forse è tempo di cambiare approccio.
Non solo per vendere meglio, ma per tornare a credere in quello che il vino rappresenta: un patrimonio che merita rispetto, non restrizioni.


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