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Bolgheri e il Suo Vino, Perla di Toscana: Storia e Tradizione di una DOC di Successi

Jan 02, 2024claudia cenci

 

 

Bolgheri, Bolgheri, Bolgheri

 

Bolgheri: una delle perle più preziose della terra di Toscana e vanto d’Italia nel mondo.

Bolgheri: protetta come una gemma dalle Colline Metallifere, con i suoi colli che guardano il Sole tuffarsi nel Tirreno dalle cui brezze si lasciano accarezzare con dolcezza.

Bolgheri: terra vocata al vino da sempre, una delle prime a ospitare la coltivazione della vite in Europa grazie alle conoscenze tecniche degli Etruschi.

 

Una storia fatta di futuro

 

La storia di questo piccolo, grande borgo toscano nel comune di Castagneto Carducci è una storia che parla da sempre di valori, di qualità, di duro lavoro e di eccellenza: è la storia di un territorio dalle radici che affondano nel futuro.

Per la sua posizione strategica determinante, Bolgheri è stata nel corso dei secoli oggetto delle mire di molti popoli. La sua storia per come la conosciamo oggi inizia sul finire del Seicento.

 

I Della Gherardesca e “l’invenzione di Bolgheri”

 

È alla famiglia longobarda dei Della Gherardesca, signora assoluta della zona, che si deve lo sviluppo del territorio e di un fiorente insediamento sulla zona collinare a poca distanza dal mare.

Sul finire del secolo Guidalberto, uno dei pupilli dei Della Gherardesca, segna il destino di Bolgheri e del suo territorio.

 

Il nobile decide infatti di iniziare a piantare le prime vigne nelle zone di San Guido e Belvedere, più pianeggianti e aperte; con esse, Guidalberto creò ciò che avrebbe reso celebre Bolgheri e il suo vino: l’ormai iconico Viale dei Cipressi che unisce il borgo bolgherese a San Guido, meta di turisti da tutto il mondo.

 

Guidalberto dette inoltre avvio alla ristrutturazione di tutti i vitigni di Bolgheri, segnando così l’arrivo della modernità nella storia di questa cittadina.

 

Il sogno diventa incubo

 

A metà dell’Ottocento la produzione vitivinicola di tutta Europa rischia di sparire per sempre: fillossera e peronospora sono ancora nomi che fanno tremare i contadini e i vignaioli di Bolgheri, di Toscana, d’Italia. Queste malattie arrivarono da lontano, probabilmente dalle americhe.

 

Le vigne morivano, le terre morivano: il sogno fortunato di Guidalberto si trasformò in un incubo. A tutti sembrava che fosse giunta la parola “fine” per Bolgheri, e non solo per Bolgheri.

 

Arrivano Antinori e Incisa Della Rocchetta

 

Fu necessario attendere l’inizio del Ventesimo secolo perché il flagello terminasse e Bolgheri tornasse al centro della scena e a rivestire il ruolo che si era presa con forza e coraggio; dopo Guidalberto, altri nomi ormai leggendari lasceranno il proprio segno indelebile nella storia bolgherese.

 

Il Marchese Mario Incisa della Rocchetta arrivò a Bolgheri nel 1930, dopo aver sposato una delle due figlie dei Conti della Gherardesca. Ma si sa, il Destino adora mettere il proprio zampino nel corso degli eventi: ecco che la seconda figlia dei Della Gherardesca andò in sposa a un’altra punta di diamante, il Marchese Niccolò Antinori.

 

La grande tenuta dei Della Gherardesca fu così divisa in due: i terreni sulla sinistra del Viale dei Cipressi andarono agli Incisa della Rocchetta, mentre quelli sulla destra furono destinati agli Antinori.

 

La rivoluzione bolgherese

 

Fu la stravaganza di Mario Incisa della Rocchetta a rivoluzionare per sempre la qualità dei vini di Bolgheri. Il Marchese, infatti, decise di sperimentare la produzione di vini rossi sul modello francese, portando la coltivazione delle uve vicino al mare. Per gli abitanti del posto una sorta di affronto. Qualcosa di anomalo e impensabile.

 

Così il “vino sperimentale” frutto di decenni di tentativi rimase confinato all’uso domestico.

Almeno fino all’intuizione decisiva di Piero Antinori, figlio di Niccolò, che propose allo zio Mario di tentarne la commercializzazione.

 

Sassicaia e gli altri DOC: il trionfo dei “Supertuscan”

 

Nel 1972 nacque il primo vero Sassicaia, che prende il suo nome dai quasi seicento ettari di terreno particolarmente sassoso che Mario Incisa della Rocchetta decise di dedicare alla coltivazione dei vitigni tanto invisi, almeno inizialmente, alla popolazione locale.

 

Nel 1983 venne conferita a Bolgheri la DOC, ma solo per i vini bianchi e rosati. I vini rossi vennero catalogati come Supertuscan, in quanto prodotti al di fuori del disciplinare; bisognerà attendere il 1994 per la conferma della DOC per i rossi, frutto dell’inconfondibile blend di uve come Cabernet e Merlot.

 

La consacrazione definitiva avvenne nel 1985, quando il famoso critico enologico statunitense Robert Parker assegnò al vino il punteggio massimo di 100 centesimi.

 

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