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Nel cuore della Valle della Loira, a pochi chilometri da Tours, c’è un uomo che non rincorre le mode, non fa rumore, non promette miracoli. Si chiama Bernard Fouquet, e da oltre trent’anni è uno degli interpreti più puri e coerenti del Vouvray, il vino simbolo del suo territorio. La sua azienda, Domaine des Aubuisières, è un modello di dedizione, ascolto e rispetto. Nessuna esagerazione, nessuna scorciatoia: solo un dialogo costante tra l’uomo, la vigna e il tempo.
Il regno dello Chenin Blanc
Il vitigno protagonista è uno solo: lo Chenin Blanc. Versatile, difficile, incredibilmente espressivo, è l’unico che Fouquet coltiva, vinifica e affina in tutte le sue sfumature. I suoi Vouvray possono essere secchi, demi-sec, moelleux o pétillant, ma hanno tutti una cosa in comune: la profondità. Non c’è mai un eccesso, mai un vino che cerca di stupire. Piuttosto, ognuno racconta con sincerità l’annata, il suolo, il clima.
Vino come specchio del luogo
Bernard Fouquet crede in una viticoltura che non impone, ma accompagna.
Le sue vigne si trovano su terreni diversi – argillosi, calcarei, silicei – e ogni parcella viene vinificata separatamente per valorizzarne la voce unica. In cantina, regna la discrezione: fermentazioni spontanee, uso misurato della tecnologia, nessun trucco. Il vino prende forma da sé, e l’enologo non è un regista, ma un testimone.
L’eleganza dell’equilibrio
I Vouvray di Fouquet colpiscono per la loro precisione. Nel Vouvray Cuvée de Silex, ad esempio, ritroviamo tutta la mineralità dei suoli flint e la tensione acida tipica dello Chenin in purezza. Nei moelleux come il Cuvée Les Girardières, la dolcezza è appena accennata, bilanciata da una freschezza che rende il sorso eterno. E nei vini frizzanti – come il Vouvray Méthode Traditionnelle Brut – c’è la finezza di chi conosce ogni segreto del vitigno e non ha bisogno di alzare la voce.
Una filosofia semplice: tempo, ascolto, onestà
Bernard Fouquet non ama le scorciatoie. I suoi vini non sono pensati per i like, ma per chi ha voglia di ascoltare. Ogni bottiglia è un invito alla lentezza, alla pazienza, al rispetto della natura. “Non è il vino che deve adattarsi a noi, ma noi a lui.”
Una frase che lo rappresenta. Un manifesto di umiltà e autenticità che, in un’epoca di sovrapproduzione e omologazione, vale doppio.
Perché ci piace raccontarlo
Sparkle sceglie i volti che portano avanti una visione del vino fatta di radici, lavoro e silenzio. Bernard Fouquet è uno di questi. Un artigiano del gusto, un custode del territorio, un produttore che mette l’identità prima della strategia.
E forse è proprio questo che rende i suoi vini così attuali: la capacità di non rincorrere il futuro, ma di restare fedeli all’essenziale.